mercoledì 11 dicembre 2013

HOBBES



La filosofia di Hobbes rappresentò l'alternativa del XVII sec alla filosofia di Cartesio , perchè i due filosofi scorgeranno nella tecniche molto diverse .
Hobbes nasce a Westport nel 1588. Studia a Oxford ma la sua formazione fu dovuta ai suoi continui contatti con l'ambiente culturale . Visse a Parigi , dove fu anche amico di Cartesio . Le sue opere piu importanti furono “Levitano” e la trilogia “ De Cive “ “De Corpore “ e “De Homine “ , dove espose il suo sistemo in maniera completa .

Gli ultimi anni della sua vita gli occupò in polemiche . Morì a Londre nel 1679 , a 91 anni .
La filosofia di Hobbes ha come unico scopo quello di porre i fondamenti per una società pacifica e ordinata; lui pensava che questo fosse possibile solo grazie ad un potere assoluto dello stato . Crede che sia inutile una filosofia basata sulla metafisica , per questo egli cerca di creare una filosofia puramente razionale , che escluda il sopranaturale , che escluda ciò che fu affermato dagli autori antichi e che prenda spunto esclusivamente dalla natura .

Egli ha costruito la sua politica per analogia alla geometria sul fondamento di alcuni principi necessari . Hobbes afferma l'esistenza di due “postulati certissimi della natura umana “ dai quali discende l'intera scienza politica :
  1. la bramosia naturale : ogni uomo vuole tutto per se ciò che è comune a tutti ;
  2. la ragione naturale : ogni uomo cerca di evitare una morte violenta come il più grande dei mali naturali .
Il primo di questi postulati esclude che l'uomo , per natura , sia un “ animale politico” , ma non nega che gli uomini abbiano bisogno gli uni degli altri , non affermando però , che essi abbiano un istinto alla benevolenza ed alla concordia reciproche naturalmente .

Hobbes nega appunto , l'esistenza di un amore naturale dell'uomo verso un suo simile . Secondo Hobbes , questa benevolenza non produce società grandi e durature , ma produce solo timore reciproco . Il diritto di tutti su tutto fa si che lo stato di natura sia uno stato di guerra incessante di tutti contro tutti “ bellun ominum contra omnes “ .
In questo stato non c'è nulla di giusto : ognuno ha il diritto su tutto , compresa la vita degli altri . Ma questo “diritto” non ha niente a che fare con la legge della natura , la quale consiste nell'eliminazione o nella limitazione di questo diritto .
Si tratta di un istinto di sopravvivenza , sicuramente non contrario alla ragione . Tuttavia è proprio da questo istinto che porta alla guerra continua di tutti contro tutti .
Questa condizione di guerra non può realizzarsi totalmente , perchè il risultato sarebbe l'estinzione della specie . Si ha conferma di questo nel girare armati , o nel chiudere a chiave l'ingresso di casa , o nell'essere protetti da agenti . Se non esistesse la ragione , la condizione di guerra totale sarebbe insormontabile : quindi è la ragione naturale che suggerisce all'uomo la norma o il principio generale da cui discendono le leggi naturali del vivere civile .

venerdì 6 dicembre 2013

Cartesio

Il filosofo del "Penso, dunque sono"


Cartesio è uno dei fondatori del pensiero filosofico moderno. Temi del suo insegnamento sono stati: il rifiuto del sapere tradizionale insegnato nelle scuole, la necessità di dare un nuovo metodo alla ricerca filosofica e scientifica prendendo a modello la matematica, e la volontà di partire dall'uomo e dai contenuti del suo pensiero per risolvere i problemi della certezza della conoscenza umana, dell'esistenza di Dio e dell'immortalità dell'anima.

La vita

Cartesius è la forma latinizzata del nome del filosofo francese René Descartes, nato a La Haye (in Turenna) nel 1596. Da ragazzo studia presso i gesuiti e nel 1616 si laurea in diritto. Due anni dopo si arruola nell'esercito dei Paesi Bassi guidato da Maurizio di Nassau, di religione protestante; s'imbarca quindi per la Danimarca e raggiunge la Germania dove è scoppiata la guerra dei Trent'anni. Passa l'inverno del 1619 in grande solitudine ("chiuso dentro una stufa", come lui stesso scriverà), studiando e meditando: sta cercando di definire il vero metodo della scienza per costruire un nuovo sapere.
Tra il 1620 e il 1625, abbandonata la vita militare, compie numerosi viaggi soprattutto in Italia e in Francia. Si stabilisce quindi a Parigi, dove frequenta gli ambienti letterari e mondani e i circoli scientifici. Nel 1628 decide di gettare le basi di una nuova filosofia. Si ritira quindi nei Paesi Bassi, dove maggiore è la tolleranza verso le nuove teorie filosofiche e scientifiche, e lì prosegue le sue ricerche. Nel 1637 pubblica a Leida tre saggi (Diottrica, Meteore e Geometria) assieme a un'importante prefazione intitolata Discorso sul metodo. Contemporaneamente, intavola un fitto scambio di lettere con studiosi di tutta Europa. Scrive quindi un saggio di metafisica, le Meditazioni sulla filosofia prima, pubblicate a Parigi nel 1641 assieme alle Obiezioni, avanzate da altri filosofi ai quali aveva mandato il testo in lettura, e alle sue Risposte.
Nel frattempo decide di scrivere un intero corso di filosofia nel quale le sue idee vengono presentate sotto forma di tesi: sono i Principi di filosofia (1644). Inizia quindi (1647) una corrispondenza con la regina Cristina di Svezia, assai interessata alle sue idee, e nel 1649 si lascia convincere a intraprendere un viaggio in Svezia per darle lezioni. Proprio a Stoccolma muore per un'infreddatura nel 1650.

Il progetto e il metodo

Fin dall'inizio delle sue ricerche su musica, ottica, matematica e geometria, Cartesio segue un piano preciso: è il progetto di una scienza interamente nuova, sganciata dall'insieme di nozioni che si insegnavano nelle scuole. Per garantire piena libertà alla ricerca sul mondo fisico e alla riflessione sulla psiche umana, Cartesio afferma l'esistenza di due sostanze radicalmente diverse: la sostanza estesa, propria dei corpi che si estendono nello spazio; la sostanza pensante, propria della mente.
Il passo successivo è quello di disfarsi del patrimonio di conoscenze generalmente accolto, che Cartesio respinge in blocco, convinto che anche un solo uomo possa costruire un nuovo edificio del sapere, se riesce a individuare il metodo esatto. Questo metodo è offerto dalle matematiche che forniscono la struttura logica, cioè il modello di ragionamento deduttivo da utilizzare. Tale modo di procedere viene sintetizzato nel Discorso sul metodo in quattro regole: evidenza (non accogliere come vera una cosa a meno che non ti sembri tale con piena evidenza, cioè accogli solo quelle affermazioni sulle quali non puoi formulare il benché minimo dubbio), analisi (dividi ogni difficoltà che incontri in particelle), sintesi (organizza i pensieri con ordine, partendo dai più semplici per arrivare ai più complessi), enumerazione (fai verifiche ed enumerazioni complete e generali).

Fisica e metafisica

Nel trattato incompiuto sul Mondo Cartesio propone le sue ipotesi sulla struttura corpuscolare del mondo fisico: parla della natura della luce, della teoria dei vortici di materia eterea al centro dei quali ruoterebbero in cielo stelle e pianeti, espone le leggi del moto (tra cui la legge d'inerzia), la sua fisiologia, anatomia e psicologia. Il tentativo di spiegazione è rigorosamente meccanicistico: tutti i fenomeni fisici, biologici e psicologici appaiono a Cartesio conseguenze necessarie del moto di corpuscoli (particelle di materia, dalle forme e grandezze diverse), impresso originariamente da Dio, ma sottoposto a leggi meccaniche immutabili.
Il percorso metafisico (così come si sviluppa nel Discorso sul metodo e nelle Meditazioni sulla filosofia prima) inizia invece dall'esercizio del dubbio più radicale, rifiutando tutte le conoscenze acquisite. I nostri sensi ci ingannano, per esempio un remo immerso in acqua ci appare spezzato, e in alcuni casi non sappiamo neppure se siamo svegli oppure sogniamo. Non solo temiamo di essere ingannati dai nostri sensi, ma potremmo anche essere ingannati da un genio (o spirito) maligno, molto più potente dell'uomo. Tuttavia, mentre dubitiamo, sappiamo di essere portatori di un pensiero: se vengo ingannato, se ho pensieri anche falsi, in una parola se dubito, esisto in quanto sono un'entità spirituale che pensa (dubito, ergo sum ‒ scrive Cartesio ‒ cioè "dubito, dunque esisto"). È a partire da questo punto che il filosofo inizia la ricostruzione del sapere, affermando la precedenza della sostanza pensante (l'anima) su quella estesa (il corpo): so di pensare prima di sapere di avere un corpo fisico esteso.

Dal pensiero al mondo

L'analisi del pensiero autocosciente (so di pensare) conduce quindi a stabilire che l'essere è inseparabile dal pensiero: il pensiero è un attributo che mi appartiene necessariamente e io so di esistere come essere pensante. E proprio dall'analisi di questo atto di autocoscienza Cartesio trae il suo fondamentale criterio di verità: posso dire "penso, dunque sono" in quanto vedo con la massima chiarezza che per pensare bisogna essere, dunque si potrà dire come regola generale che le cose che noi concepiamo molto chiaramente e molto distintamente sono vere. A partire dal possesso di questa prima verità, Cartesio cerca se sia possibile uscire dalla sfera del pensiero per recuperare una realtà fuori di esso. La consapevolezza di esistere come essere pensante è una garanzia che, oltre a me, esiste anche una realtà esterna, la realtà del mondo fisico, descritto nei Principi di filosofia in termini meccanicistici. Anche per quanto riguarda l'uomo, il processo delle funzioni vitali e del sistema nervoso viene descritto in termini puramente meccanici, fino al sopraggiungere della morte, intesa come dissoluzione della macchina umana.
Cartesio afferma quindi un netto dualismo tra corpo materiale (che funziona in base a principi propri) e sostanza spirituale (che è innanzi tutto coscienza); quest'ultima è unita ed è in relazione con il corpo attraverso la ghiandola pineale, collocata al centro del cervello.

Dal mondo a Dio

La via di ricerca è dunque quella dell'analisi dei contenuti del pensiero, cioè delle idee. Proseguendo su questa strada, troviamo che nella mente dell'uomo è presente l'idea di Dio come essere eterno, infinito, onnipotente e creatore; tale idea non può essere stata prodotta dall'uomo, che è invece limitato e finito. Dunque l'idea d'infinito (idea che ci appare chiara e distinta) è innata e deve avere la sua causa in un essere infinito (Dio appunto) che l'ha messa in noi.
Risolto il dubbio e ottenuta la certezza metafisica dell'esistenza di Dio, Cartesio può quindi affermare che il criterio delle idee chiare e distinte e l'esistenza di un mondo esterno conoscibile dall'uomo in maniera veritiera poggiano su una garanzia offerta da Dio.

Cartesio scienziato

Assai importante è l'opera scientifica di Cartesio, che è stato un grande matematico, soprattutto per il nuovo metodo da lui introdotto in geometria: il metodo delle coordinate che permette di individuare un punto del piano per mezzo di una coppia ordinata di numeri. Questo metodo consente di tradurre i problemi algebrici in problemi geometrici e viceversa, fondando una nuova scienza, la geometria analitica.
Anche in ottica Cartesio ha conseguito risultati importanti, come la formulazione delle leggi della rifrazione; inoltre in meccanica si deve a lui un enunciato del principio d'inerzia e delle leggi della comunicazione del movimento: ogni parte della materia ‒ scrive Cartesio ‒ conserva lo stesso stato, fino a quando le altre parti, urtandola, non la costringono a cambiarlo; inoltre, una volta che essa abbia cominciato a muoversi, continuerà a farlo con uguale forza, fino a quando le altre parti non la fermeranno o ne impediranno il movimento.

martedì 15 ottobre 2013

DIALOGO E CITTADINANZA


Il Rinascimento e l'Umanesimo

-contesto storico e culturale 

Il Rinascimento viene inteso come ritorno al principio , ovvero il recupero dei modelli classici .
Questo periodo storico e filosofico (400) si apre con il tramontare delle istituzioni universalistiche del Papato e dell'Impero .Sul piano sociale ed economico vi è il fenomeno della civiltà urbana e l'affermazione di un economia aperta in contrapposizione con quella chiusa del Medioevo. Tale economia è incarnata da una borghesia attiva e industriosa, impegnata nei traffici e tesa al guadagno. Culturalmente la Chiesa perde il predominio nell'organizzazione e nella direzione , che passa ai laici , ovvero alla stessa borghesia .

Per "Umanesimo", si intende quel vasto movimento culturale che, iniziato negli ultimi decenni del 300 e diffusosi nel 400 , ha come caratteristica principale la riscoperta dell'uomoattraverso la ricerca e la letteratura dei classici latini e greci : humanae litterae o studia humanitatis, da cui appunto trae origine il termine "Umanesimo". Questa riscoperta è un'indispensabile premessa culturale del Rinascimento, con la quale la generazione dell'età umanistica sottolinea una netta distanza tra il mondo medioevale , caratterizzato da una visione della vita, che poneva Dio al centro dell'Universo e imponeva all'uomo una totale sottomissione al volere e al potere della Chiesa e la loro visione in cui l'uomo è posto al centro dell'Universo ed è considerato artefice, padrone del proprio destino. Si diffonde una grande fiducia nell'intelligenza umana; si esaltano, in particolar modo, la dignità dell'uomo, la sua superiorità sugli altri esseri naturali, le sue innumerevoli capacità creative. Inoltre si afferma il concetto di humanitas , inteso come la voglia di conoscenza che distingue l'uomo da tutti gli altri esseri animati.


La filosofia rinascimentale 

La filosofia rinascimentale ha due concetti fondamentali :
- la nuova centralità dell'uomo . L'uomo visto come padrone del proprio destino , in grado di determinare , attraverso le sue capacità , la propria vita e posto nella società . Con la possibilità di innalzarsi  fino alla natura angelica , seguendo la ragione ; degradandosi fino alla natura animalesca , seguendo l'istinto .
- la nuova concezione della natura . La natura vista come razionale , comprensibile dalla mente umana e in sintonia con essa .
Queste due concezioni sono strettamente collegate , trovando espressione nella corrispondenza tra "microcosmo" e "macrocosmo" . L'uomo è inteso come "microcosmo" la cui struttura riproduce quella del "macrocosmo " , dell'universo .

Il neoplatonismo e il naturalismo
In essi assume la centralità la natura e il nuovo modo di intenderla . Questa centralità e in primo luogo l' affermazione della centralità dell'uomo e della vita terrena . Sia il naturalismo che il neoplatonismo affermano inoltre la razionalità della natura ; da qui deriva la possibilità di studiarla e di comprenderla .
Il Rinascimento si delinea la possibilità di controllare la natura e modificarne il corso e di utilizzarne le leggi per prevedere il comportamento . L'uomo è parte della natura , possa conoscerla e trasformarla dall'interno , utilizzandone e le leggi e le forze che la animano .

Il neoplatonismo 

Cusano : dice che la conoscenza consiste nella proporzione tra ciò che è certo e tra ciò che è incerto .Mentre la conoscenza umana è limitata , quella divina , la verità , cioè infinita , quindi non si può avere conoscenza ma solo "dotta ignoranza ". Nell'uomo esiste un desiderio di sapere che la porta ad ampliare la propria conoscenza , essa tende entro la conoscenza perfetta . La conoscenza umana è suscettibile di un progresso all'infinito , non può condurre alla verità perfetta. Questo sottolinea il carattere ipotetico orientato alla ricerca .
Dio comprende in sè tutto l'universo , pur non identificandosi in esso . L'universo non può avere in se nulla che non sia già in Dio , che è tutto .

Ficino : parla di una gerarchia delle sostanze , da Dio alla natura angelica , all'anima , alla qualità e alla materia . L'anima è al centro dell'universo , rappresentando la copula mundi , il punto di congiunzione tra la realtà spirituale e quella materiale . Dalla filosofia di Ficino deriva un vitalismo immanentistico : la natura è plasmata e orientata teleologicamente dall'anima del mondo , che agisce al suo interno , dandole forma , come un artista immanente.





Telesio : studia la natura delle cose secondo tre principi che li sono propri : la materia e due forze dinamiche , il caldo e il freddo . Caldo e freddo sono principi della sensibilità , che è perciò propria in ogni essere . La natura è regolata , a partire da questi , sulla base di leggi date da Dio , e perciò immutabili. Ogni evento deve di conseguenza essere spiegato sulla base di un rigido determinismo , così anche la conoscenza e l'etica . Conosciamo attraverso i sensi che imprimono nella nostra anima la forma delle cose .
Il comportamento è determinato dal principio della conservazione del proprio essere : tutto ciò che giova ad esso provoca una sensazione di calore ed è giudicato bene , ciò che lo contrasta provoca la sensazione opposta ed è considerato male . Bene e male non derivano perciò da principi superiori , ma da principi immanenti all'uomo stesso .


Giordano Bruno
L'infinità dell'universo è posta in relazione a l'infinità di Dio . L'universo è manifestazione di Dio, e attraverso la sua conoscenza scopriamo Dio . La divinità è nell'universo e dentro di noi più di quanto lo siamo noi stessi.
L'infinità dell'universo è spiegata a partire dal rapporto tra Dio e il mondo , sulla base dei concetti di "causa" e "principio ". "Principio " è ciò che diventa l'effetto che determina , come il seme rispetto alla pianta , mentre "causa" si riferisce a qualcosa che determina un effetto ma ha una sua realtà separatamente da esso , come un falegname che costruisce un mobile . Se Dio è principio , allora permane nel mondo , è in esso . Di conseguenza , tutta la natura è animata , la vita è in tutte le cose.
L'universo è concepito da Bruno come Uno-tutto, come totalità che dà significato alle parti , come un unico
organismo vivente .
L'uomo , operando con l'intelletto e con le mani , può formare "altre nature e altri corsi " divenendo creatore , come Dio , affiancandolo nella sua opera di trasformazione della natura . Bruno esalta l'attività e il lavoro conferendo loro sacralità , per avvicinarsi a Dio . Dio è immanente alla natura , opera in essa all'interno . Trasformandola , l'uomo non solo lo conosce ma si fa come lui .


La Chiesa contro Galilei

Galileo più che aprire uno scontro contro la chiesa e gli aristotelici era convinto che potesse far comprendere alla gente e agli studiosi del tempo,che le teorie sulle quali si basava la chiesa riguardo la posizione della terra erano errate.Infatti all'epoca era stata confermata la tesi di aristotele,secondo la quale non era il sole al centro dell'universo,ma la terra.La chiesa si rifiutava di credere ad altre teorie,come gli aristotelici,perchè non poteva contraddire "l'ipse dixit" di Aristotele.
ma Galileo si rese conto dell'errore del sistema aristotelico,in quanto fu il primo a fare osservazioni astronomiche dopo aver messo a punto il telescopio.quindi,sostenendo le teorie copernicane riguardanti l'eliocentrismo,si battè per dimostrare la veridicità delle teorie di copernico,prima inviando le "lettere copernicane" a illustri personaggi,poi scrivendo il dialogo sopra i due massimi sistemi,opera nella quale Galileo fa dialogare tre personaggi,simplicio che rappresenta l'aristotelico,salviati,nel ruolo del copernicano e infine sagredo,che rappresenterebbe la parte neutrale che finirà per assecondare le tesi di salviati.è con questa opera che Galileo si mette in più aperta opposizione con la chiesa che lo giudicherà eretico.in realtà Galileo non voleva attaccare la chiesa,in quanto specificava che le sacre scritture non erano un testo il cui fine fosse quello di spiegare la natura,e che quindi tutto ciò che la matematica e la scienza dimostrava in contrasto con le sacre scritture dipendeva da un errore di interpretazione dei testi sacri da parte degli uomini.

martedì 2 aprile 2013

PLATONE

Nasce ad Atene nel 428-427 a.C.
Nel 408 a.C diventa allievo di Socrate.            395-388 dialoghi giovanili.
Nel 388 a.C si reca per la prima volta a Siracusa.    
Nel 387 a.C torna ad Atene e fonda l'Accademia .    387-367 dialoghi di maturità.
Nel 367 a.C si reca per la seconda volta a Siracusa.  365-347 dialoghi della vecchiaia.
Nel 361 a.C si reca per la terza volta a Siracusa.
Nel 347 a.C Platone muore ad Atene.

LA RICERCA DELLA VIRTU'

Il rapporto di Platone con Socrate segna profondamente la sua filosofia . La morte di Socrate lo porta a fare del problema politico uno dei temi centrali della sua riflessione , nel tentativo di costruire le basi di uno stato giusto che promuova la virtù.
Della filosofia di Socrate , Platone conserva lo spirito di ricerca.
-la filosofia è un percorso verso la verità e il bene.
La filosofia di Platone è una ricerca senza fine .La fedeltà al filosofare socratico trova espressione anche nella forma del dialogo , scelto per quasi tutte le sue opere, perchè rende bene il senso del cercare insieme sottoponendo alla critica della ragione tutti i presupposti.
Uno dei contenuti della filosofia platonica è la centralità della riflessione etica. Quasi tutti i dialoghi giovanili sono dedicati all'analisi di alcune virtù e della virtù in generale , ma anche nelle opere della maturità quello etico è il tema centrale.
La virtù e il bene possono essere conosciuti mediante la ragione superando gli aspetti individuali  e tutto quello che ad essi ci lega .
o
Platone ha costruito un vero e proprio sistema filosofico .Ha cercato di dare una risposta anche alla domande che Socrate aveva lasciato in sospeso o non si era posto , come quelle sul destino dell'anima dopo la morte , sulla nascita dell'universo.Per dare una risposta a queste domande Platone  fa ricorso al mito , allontanandosi dal ragionare socratico .

La scrittura platonica 

Tutte le opere di Platone sono scritte in forma di dialogo . Il dialogo è ricerca , è procedere insieme verso una verità condivida . Platone sceglie di usare la scrittura , in modo da conservare il proprio messaggio, ma la piega verso il genere più vicino all'oralità,  cioè il dialogo.
All'interno dei dialoghi vengono spesso usati dei miti . Platone afferma che le cose più importanti non possono essere scritte , ma comunicate soltanto in modo diretto , mediante la parola.

I dialoghi giovanili come ricerca continua

I dialoghi giovanili trattano di un unico tema : la virtù . Questi dialoghi vengono definiti aporetici , perchè in essi si approfondisce e si chiarisce il problema giungendo via via all'accordo su alcuni aspetti.
Chiarire i problemi  vuol dire ricercare e discutere le argomentazioni a favore di una tesi oppure dimostrare che una convinzione non ha fondamenti razionali.Nei dialoghi di Platone è Socrate a narrare i miti. Lo scopo di Socrate in questi primi dialoghi è la ricerca della verità.


SOCRATE


Socrate è convinto che la ricerca della verità si possa stimolare solo con il dialogo vivo .Tutto ciò che sappiamo di lui è dato dalle testimonianze dei suoi discepoli .

- la verità assoluta non è accessibile all'uomo
Socrate concorda alcuni pensieri dei sofisti ,con i quali condivide anche l'orizzonte degli interessi : non più la natura, ma l'uomo e i suoi problemi . Infatti il pensiero di Socrate va a braccetto con l'idea dell'umanesimo, cioè che la cultura  debba essere centrata sull'uomo .

Rispetto ai sofisti Socrate ritiene di essere superiore , perchè essi hanno la presunzione di sapere ( infatti insegnano ) ma non sanno , mentre Socrate è consapevole di non sapere ,infatti non ha nulla da insegnare.
-se si è convinti di sapere non si fa ricerca , quindi non si fa filosofia .
Socrate è convinto di non sapere nulla di certo intorno alle cause dell'universo , perchè l'enigma dell universo non  è risolvibile dall'uomo . Però egli crede di avere qualcosa da dire riguardo a problemi meno complessi , ma più importanti per vivere ( problemi etici e politici ).

IL DIALOGO COME METODO DI RICERCA 

-la consapevolezza di non sapere mette in moto la ricerca , senza la quale l'uomo non sarebbe uomo e la sua vita non sarebbe degna di essere vissuta .
Socrate crede nel dialogo: filosofare è ricercare e ricercare è dialogare non solo con se stessi ma anche con gli altri  al fine di liberarli dalla presunzione di non sapere .
Socrate indossa i panni del provocatore e incalza l'interlocutore con domande ,per far sì che questi arrivi a essere consapevole della sua ignoranza. Questa è la fase negativa del dialogo , la quale prende il nome Ironia , è la fase in qui Socrate professa di non sapere nulla  con l'intento di  liberare l'interlocutore dai pregiudizi che gli impediscono di continuare la ricerca .Socrate finge di condividere il punto di vista dell'interlocutore e di ammirare la sua sapienza , per condurlo al riconoscimento dell'infondatezza delle sue certezze.
La seconda fase del suo metodo è la maieutica. Socrate aiuta gli altri a " partorire " la verità. Egli non ha verità da offrire , il suo compito è quello di aiutare l'interlocutore , con il dialogo , a partorire le idee che ha in gestazione . La verità infatti è sempre una conquista personale . La verità va ricercata riflettendo , ragionando
e dialogando . Solo entrando in se stessi e conoscendosi  si scopre l'essenza dell'uomo , cioè la ragione  ciò su cui Socrate fa leva nel dialogo , al fine di trovare verità universali e stabili per tutti .

Che cos'è la virtù ?
-Ciò che accomuna tutte le virtù ,è il sapere .La virtù è sapere che cosa è bene fare in ogni situazione.
 Ciò che distingue il coraggioso dal temerario è che il primo affronta il rischio sapendo di essere in pericolo , lo affronta in modo intelligente , mentre il secondo si butta nel rischio con ignoranza , cioè senza valutarlo.

- il concetto di una cosa non è altro che la natura di quella cosa .
Socrate risulta lo scopritore del concetto : ad esempio il concetto di uomo è ciò per cui un uomo è uomo e non qualcos'altro. La definizione di uomo  è un significato stabile e universale.

LA VIRTU' è SAPERE E PORTA ALLA FELICITA' 
Secondo Socrate , alla luce della ragione è possibile distinguere ciò che l'uomo ha da ciò che l'uomo è . Ricchezza , successo , carriera, fama e bellezza esteriore appartengono alla sfera dell' avere , mentre per Socrate ciò che conta è la bellezza interiore , cioè la bellezza dell'anima .
Questa bellezza consiste : - nell'uso sapiente dei beni esteriori. Ciò che l'uomo ha non è da disprezzare , ma si tratta di farne un uso intelligente ;
-nel controllo razionale dei piaceri sensibili e degli impulsi , i quali non devono essere negati , ma soddisfatti con intelligenza .
- C'è bellezza interiore quando vi è autocontrollo , è questo autodominio  che porta l'uomo a essere libero.

-Prendersi cura dell'anima, l'anima intesa come sede della ragione e della coscienza .
Un uso sapiente dei beni esteriori presuppone il sapere , ma la sapienza e ben più profonda in quanto conduce l'uomo a ciò che può realizzarlo come essere umano, vale a dire alla virtù. Essere virtuosi consiste proprio in questa conoscenza .

- la virtù è il sapere più elevato.
Socrate sottopone alla ragione il comportamento umano . La virtù si può apprendere e insegnare, ma il suo apprendimento richiede un cammino impegnativo e profondo.

-il sapiente è felice .
Questa razionalità virtuosa  porta l'uomo alla felicità (eudaimonia) . L'uomo prova felicità quando si realizza come uomo ed è questa felicità che gli dà tranquillità anche di fronte alla morte.
La ragione porta alla felicità. Secondo Socrate chi agisce male lo fa solo perchè scambia il male per bene, cioè lo fa per ignoranza . Dato che il virtuoso è il sapiente, il malvagio è l'ignorante, cioè colui che non conosce il vero bene.