Cartesio
Il filosofo del "Penso, dunque sono"
Cartesio
è uno dei fondatori del pensiero filosofico moderno. Temi del suo
insegnamento sono stati: il rifiuto del sapere tradizionale insegnato
nelle scuole, la necessità di dare un nuovo metodo alla ricerca
filosofica e scientifica prendendo a modello la matematica, e la volontà
di partire dall'uomo e dai contenuti del suo pensiero per risolvere i
problemi della certezza della conoscenza umana, dell'esistenza di Dio e
dell'immortalità dell'anima.
La vita
Cartesius
è la forma latinizzata del nome del filosofo francese René Descartes,
nato a La Haye (in Turenna) nel 1596. Da ragazzo studia presso i gesuiti
e nel 1616 si laurea in diritto. Due anni dopo si arruola nell'esercito
dei Paesi Bassi guidato da Maurizio di Nassau, di religione
protestante; s'imbarca quindi per la Danimarca e raggiunge la Germania
dove è scoppiata la guerra dei Trent'anni. Passa l'inverno del 1619 in
grande solitudine ("chiuso dentro una stufa", come lui stesso scriverà),
studiando e meditando: sta cercando di definire il vero metodo della
scienza per costruire un nuovo sapere.
Tra il 1620 e il 1625,
abbandonata la vita militare, compie numerosi viaggi soprattutto in
Italia e in Francia. Si stabilisce quindi a Parigi, dove frequenta gli
ambienti letterari e mondani e i circoli scientifici. Nel 1628 decide di
gettare le basi di una nuova filosofia. Si ritira quindi nei Paesi
Bassi, dove maggiore è la tolleranza verso le nuove teorie filosofiche e
scientifiche, e lì prosegue le sue ricerche. Nel 1637 pubblica a Leida
tre saggi (
Diottrica,
Meteore e
Geometria) assieme a un'importante prefazione intitolata
Discorso sul metodo. Contemporaneamente, intavola un fitto scambio di lettere con studiosi di tutta Europa. Scrive quindi un saggio di metafisica, le
Meditazioni sulla filosofia prima, pubblicate a Parigi nel 1641 assieme alle
Obiezioni, avanzate da altri filosofi ai quali aveva mandato il testo in lettura, e alle sue
Risposte.
Nel
frattempo decide di scrivere un intero corso di filosofia nel quale le
sue idee vengono presentate sotto forma di tesi: sono i
Principi di filosofia
(1644). Inizia quindi (1647) una corrispondenza con la regina Cristina
di Svezia, assai interessata alle sue idee, e nel 1649 si lascia
convincere a intraprendere un viaggio in Svezia per darle lezioni.
Proprio a Stoccolma muore per un'infreddatura nel 1650.
Il progetto e il metodo
Fin
dall'inizio delle sue ricerche su musica, ottica, matematica e
geometria, Cartesio segue un piano preciso: è il progetto di una scienza
interamente nuova, sganciata dall'insieme di nozioni che si insegnavano
nelle scuole. Per garantire piena libertà alla ricerca sul mondo fisico
e alla riflessione sulla psiche umana, Cartesio afferma l'esistenza di
due sostanze radicalmente diverse: la sostanza estesa, propria dei corpi
che si estendono nello spazio; la sostanza pensante, propria della
mente.
Il passo successivo è quello di disfarsi del patrimonio di
conoscenze generalmente accolto, che Cartesio respinge in blocco,
convinto che anche un solo uomo possa costruire un nuovo edificio del
sapere, se riesce a individuare il metodo esatto. Questo metodo è
offerto dalle matematiche che forniscono la struttura logica, cioè il
modello di ragionamento deduttivo da utilizzare. Tale modo di procedere
viene sintetizzato nel
Discorso sul metodo in quattro regole:
evidenza (non accogliere come vera una cosa a meno che non ti sembri
tale con piena evidenza, cioè accogli solo quelle affermazioni sulle
quali non puoi formulare il benché minimo dubbio), analisi (dividi ogni
difficoltà che incontri in particelle), sintesi (organizza i pensieri
con ordine, partendo dai più semplici per arrivare ai più complessi),
enumerazione (fai verifiche ed enumerazioni complete e generali).
Fisica e metafisica
Nel trattato incompiuto sul
Mondo
Cartesio propone le sue ipotesi sulla struttura corpuscolare del mondo
fisico: parla della natura della luce, della teoria dei vortici di
materia eterea al centro dei quali ruoterebbero in cielo stelle e
pianeti, espone le leggi del moto (tra cui la legge d'inerzia), la sua
fisiologia, anatomia e psicologia. Il tentativo di spiegazione è
rigorosamente meccanicistico: tutti i fenomeni fisici, biologici e
psicologici appaiono a Cartesio conseguenze necessarie del moto di
corpuscoli (particelle di materia, dalle forme e grandezze diverse),
impresso originariamente da Dio, ma sottoposto a leggi meccaniche
immutabili.
Il percorso metafisico (così come si sviluppa nel
Discorso sul metodo e nelle
Meditazioni sulla filosofia prima)
inizia invece dall'esercizio del dubbio più radicale, rifiutando tutte
le conoscenze acquisite. I nostri sensi ci ingannano, per esempio un
remo immerso in acqua ci appare spezzato, e in alcuni casi non sappiamo
neppure se siamo svegli oppure sogniamo. Non solo temiamo di essere
ingannati dai nostri sensi, ma potremmo anche essere ingannati da un
genio (o spirito) maligno, molto più potente dell'uomo. Tuttavia, mentre
dubitiamo, sappiamo di essere portatori di un pensiero: se vengo
ingannato, se ho pensieri anche falsi, in una parola se dubito, esisto
in quanto sono un'entità spirituale che pensa (
dubito, ergo sum
‒ scrive Cartesio ‒ cioè "dubito, dunque esisto"). È a partire da
questo punto che il filosofo inizia la ricostruzione del sapere,
affermando la precedenza della sostanza pensante (l'anima) su quella
estesa (il corpo): so di pensare prima di sapere di avere un corpo
fisico esteso.
Dal pensiero al mondo
L'analisi
del pensiero autocosciente (so di pensare) conduce quindi a stabilire
che l'essere è inseparabile dal pensiero: il pensiero è un attributo che
mi appartiene necessariamente e io so di esistere come essere pensante.
E proprio dall'analisi di questo atto di autocoscienza Cartesio trae il
suo fondamentale criterio di verità: posso dire "penso, dunque sono" in
quanto vedo con la massima chiarezza che per pensare bisogna essere,
dunque si potrà dire come regola generale che le cose che noi concepiamo
molto chiaramente e molto distintamente sono vere. A partire dal
possesso di questa prima verità, Cartesio cerca se sia possibile uscire
dalla sfera del pensiero per recuperare una realtà fuori di esso. La
consapevolezza di esistere come essere pensante è una garanzia che,
oltre a me, esiste anche una realtà esterna, la realtà del mondo fisico,
descritto nei
Principi di filosofia in termini meccanicistici.
Anche per quanto riguarda l'uomo, il processo delle funzioni vitali e
del sistema nervoso viene descritto in termini puramente meccanici, fino
al sopraggiungere della morte, intesa come dissoluzione della macchina
umana.
Cartesio afferma quindi un netto dualismo tra corpo
materiale (che funziona in base a principi propri) e sostanza spirituale
(che è innanzi tutto coscienza); quest'ultima è unita ed è in relazione
con il corpo attraverso la ghiandola pineale, collocata al centro del
cervello.
Dal mondo a Dio
La via di ricerca
è dunque quella dell'analisi dei contenuti del pensiero, cioè delle
idee. Proseguendo su questa strada, troviamo che nella mente dell'uomo è
presente l'idea di Dio come essere eterno, infinito, onnipotente e
creatore; tale idea non può essere stata prodotta dall'uomo, che è
invece limitato e finito. Dunque l'idea d'infinito (idea che ci appare
chiara e distinta) è innata e deve avere la sua causa in un essere
infinito (Dio appunto) che l'ha messa in noi.
Risolto il dubbio e
ottenuta la certezza metafisica dell'esistenza di Dio, Cartesio può
quindi affermare che il criterio delle idee chiare e distinte e
l'esistenza di un mondo esterno conoscibile dall'uomo in maniera
veritiera poggiano su una garanzia offerta da Dio.
Cartesio scienziato
Assai
importante è l'opera scientifica di Cartesio, che è stato un grande
matematico, soprattutto per il nuovo metodo da lui introdotto in geometria:
il metodo delle coordinate che permette di individuare un punto del
piano per mezzo di una coppia ordinata di numeri. Questo metodo consente
di tradurre i problemi algebrici in problemi geometrici e viceversa,
fondando una nuova scienza, la geometria analitica.
Anche in
ottica Cartesio ha conseguito risultati importanti, come la formulazione
delle leggi della rifrazione; inoltre in meccanica si deve a lui un
enunciato del principio d'inerzia e delle leggi della comunicazione del
movimento: ogni parte della materia ‒ scrive Cartesio ‒ conserva lo
stesso stato, fino a quando le altre parti, urtandola, non la
costringono a cambiarlo; inoltre, una volta che essa abbia cominciato a
muoversi, continuerà a farlo con uguale forza, fino a quando le altre
parti non la fermeranno o ne impediranno il movimento.